Anche se oggigiorno molte coppie ricorrono alle tecniche di fecondazione assistita (PMA) per cercare una gravidanza, parlarne non è ancora facile, spesso per molte di loro rappresenta un tabù, o si ha paura di non essere compresi o addirittura ridicolizzati. Ciò poi si acuisce quando si affronta il tema di come e se rivelarlo ai propri figli.
Infatti se per molti genitori che sono ricorsi alla PMA la decisione di parlane ia figli è forte e condivisa sin dall’inizio, per molti altri è vero il contrario, si hanno dubbi, perplessità, ed in generale paura di spiegare al figlio ed agli altri quale è stato il loro percorso.
E’ giusto parlare della fecondazione assistita (PMA) ai figli?
Spesso la domanda che mi viene posta durante gli incontri di consulenza psicologica è:“è giusto parlarne?”
Per alcuni genitori no. Ritengono che dirlo potrebbe minare il proprio ruolo genitoriale, oppure temono i pregiudizi del mondo esterno e quindi vogliono difendere i propri figli da eventuali commenti e giudizi dell’ambiente che li circonda.
Per altri assolutamente si. Perchè raccontare al figlio le origini significa costruire un rapporto basato sulla sincerità e fiducia.
Quindi, cosa è bene fare?
Innanzitutto credo che prima di decidere se spiegare o meno al figlio come è stato concepito, è bene occuparsi di come questo è stato elaborato dalla coppia genitoriale, come e se è stata accettata la difficoltà procreare, come è stato elaborato e superato il lutto biologico.
Infatti può essere necessario prima fare un lavoro sulla coppia volto a chiarire dubbi, perplessità ed a favorire l’elaborazione di eventuali aspetti non ancora superati.
Bisogna inoltre considerare che ogni famiglia ha una propria realtà, una storia e delle convinzioni che vanno rispettate, e quindi è difficile pensare che possa esistere una soluzione unica per tutti.
I 3 casi in cui si può decidere di parlare (o rimandare) della fecondazione assistita (PMA) ai propri figli
Inoltre occorre tener presente, come evidenziato dalla letteratura che ci sono tre casi in cui si può decidere di non dire o di rimandare il momento dell’annuncio: se vi sono problemi di capacità di comprensione del bambino bisogna considerare se egli sia in grado di comprendere le informazioni relative alle sue origini. Invece se sono presenti problemi relativi al rapporto genitore -figlio (esempio una separazione o divorzio, oppure una lunga assenza) occorre prima occuparsi di questi e poi considerare la possibilità di parlare di come è nato.
Infine possono essere presenti problemi che riguardano il contesto sociale. Se il bimbo nasce in un contesto chiuso, che disapprova la PMA, ricco di pregiudizi allora potrebbe essere protettivo rimandare la decisione di parlare della sua storia e delle sue origini.
Ogni Favola è un Sogno
In generale si può affermare che, come ho evidenziato nel libro “Ogni Favola è un Sogno”, quando si decide di rivelare al figlio le modalità con cui è stato concepito, è bene adottare alcuni accorgimenti.
Innanzitutto fondamentale è considerare le reali capacità di apprendimento e comprensione di un bambino, che ovviamente cambiano in base alla età, quanto è ricettivo ed interessato e pronto ad accogliere questo tema.
A tale proposito la letteratura individua nella fascia di età che va dai tre ai cinque anni come il periodo più favorevole per iniziare ad introdurre il discorso, periodo in cui di solito i bambini iniziano a chiedersi da dove arrivano e come sono nati. Il discorso poi si può riprendere nel corso della crescita aggiungendo particolari più specifici a mano a mano che il figlio acquisisce conoscenze più scientifiche.
Comunque inizialmente, quando i figli sono ancora piccoli è importante metterli nelle condizioni di poter capire le origini della propria storia, e di poter a sua volta narrarla.
Il potere delle favole per aiutare i genitori a spiegare ai figli come sono nati
A questo scopo l’utilizzo di favole e racconti a tema rappresentano lo strumento principe per aiutare i genitori a spiegare ai figli come sono nati, e a far assimilare ciò in modo semplice e spontaneo.
Le favole, infatti, liberano l’immaginazione e la curiosità, permettendo ai bimbi di entrare in contatto con qualcosa di speciale e nuovo, di scoprire ed elaborare nuovi aspetti del proprio mondo.
Attraverso le favole si può imparare a riconoscersi nei personaggi, facendo proprie le loro qualità, scegliendo tra bene e male e quale personaggio preferire o voler essere.
Nel leggere una favola o raccontare una storia, un aspetto di cui il genitore dovrebbe prendersi cura riguarda il “come” farlo.
Infatti non è importante solo il contenuto del messaggio ma anche il modo in cui si invia quel messaggio, come si parla al figlio.
Un clima sereno, tranquillo, apertura alle domande dei figli
Personalmente considero basilare creare un clima sereno, tranquillo, favorendo un atteggiamento di empatia ed apertura nei confronti delle domande dei figli.
Quindi è bene ritagliarsi uno spazio di tempo dedicato solo a questo, lasciando da parte la fretta e le problematiche quotidiane.
Consiglio ai genitori di mettersi in una situazione di ascolto empatico ed essere pronti alle curiosità dei figli, ad ascoltare i loro quesiti, affrontare insieme eventuali dubbi e perplessità, o paure e timori.
Questa infatti, secondo me è la fase più delicata, quella che riguarda la discussione che può scaturire dalla lettura della storia.
Poche parole colme di affetto
In generale io credo che bastino poche parole, semplici e colme di affetto.
Se vengono utilizzati termini e concetti comprensibili, se viene trasmessa tranquillità e serenità il figlio vivrà con normalità e naturalezza la scoperta di come è nato.
Infine, un ultimo accorgimento riguarda il caso in cui il figlio mostra poco interesse o troppi dubbi in merito alle favole proposte. Ciò che consiglio ai genitori in queste situazioni è di non insistere, probabilmente non è ancora il momento giusto per introdurre questo tema.
Si può sempre riproporre in futuro lo stesso tema utilizzando stimoli diversi ed adatti all’età, ricordando che ogni bambino ha i suoi tempi.
Fonti :
Strada per un sogno, (2018), “Ogni favola è un sogno”, Graphe.it
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